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mercoledì, marzo 30, 2005

BUONA PASQUA !

di ROSSANA ROSSANDA
Il mondo è uscito dai cardini, un'idea di democrazia sta uscendo dalla porta, presente e futuro sono instabili. Ma non se ne parla, le pagine si aprono sugli imbrogli di Storace e della Mussolini, sul deportato che ha accusato il padre di Storace di averlo picchiato nel 1941 e invece non aveva l'età, su l'Unità che si scusa. E' la campagna elettorale, si obietta. Ma no. Se ci si accapigliasse su quel che propongono a una regione il centrodestra e il centrosinistra, si capirebbe. La nostra particolarità nazionale è parlare d'altro, ridurre lo scontro politico, ammesso che ci sia, alle battute e alle risse, rendendo incolmabile il fossato che già separa i cittadini non solo dal ceto politico (non sarebbe una tragedia) ma dagli scenari dove la politica non è un gioco. Esempio. Sono due anni che Bush ha invaso l'Iraq prevedendo una guerra difficile ma una pace facilissima. Invece la guerra è stata facile, ma la pace non c'è, la guerriglia moltiplica i morti, americani, iracheni, i nostri ragazzi inclusi. Il 13 gennaio si sono svolte in Iraq elezioni approssimative ma commoventi e subito si è detto che la guerra era, sì, sbagliata, ma insomma i suoi risultati erano buoni. Sono passati oltre settanta giorni e gli eletti non riescono a darsi un governo perché rappresentano etnie e correnti religiose incapaci, per natura, di mediazione, che è quanto resta di quel disastrato paese. Non dovrebbe sorgere il dubbio che non sono le elezioni a fare la democrazia ma la democrazia a fare le elezioni? Ma che essa necessita di un lungo lavoro di semina e di secolarizzazione? Non l'ha fatto il progressismo arabo. Non l'ha fatto l'Urss finché ha avuto voce in capitolo. Non l'ha fatto l'Europa. Lo ha rinviato sine die la guerra di Bush. Del quale una sola delle previsioni si è verificata: la guerra sarebbe stata illimitata. Infatti.
Altro esempio, il conflitto israelo-palestinese. La colpa, ci è stato detto, era l'Intifada. A Intifada silenziata, Arafat tolto di mezzo dalla morte, Abu Mazen pronto al dialogo, Israele continua a tirar su il muro ed è così poco disposta a rientrare nei confini del 1967 che estende le colonie in Cisgiordania. Prima o poi anche Abu Mazen sarà con le spalle al muro, ma noi parliamo d'altro.
Altro esempio, la costituzione europea. L'unica al mondo - neanche quella di Stalin del 1936 lo faceva - a imporre un modello economico obbligatorio, che garantisce il mercato, la concorrenza e la competizione, con relative sanzioni, e nient'affatto le condizioni di vita dei popoli e degli individui in esso. Stava passando come una lettera alla posta, anche perché è un malloppo che pochissimi hanno letto, quando è stata divulgata la direttiva emessa da un personaggio dell'ex commissione Prodi, il signor Bolkestein, su una «liberalizzazione dei servizi» che istituisce pari pari le disuguaglianze in Europa. L'attuale leader della commissione, il portoghese Barroso e la sua squadra di ultraliberisti, l'hanno mandata avanti. Roba da svegliare anche i sindacati più dormienti. Con il risultato che il referendum voluto da Chirac che doveva essere in Francia un'ondata di sì, sta diventando un'ondata di no.
E in Italia? Nessuno ha battuto ciglio quando è passata alla Camera una riforma costituzionale che dà tutti i poteri al premier, lascia al capo dello stato un ruolo ornamentale, fa del Parlamento un luogo di consultazione non vincolante, scioglibile del resto a volontà del premier. Che siamo sulla via di diventare una repubblica di tipo ucraino non si è accorto nessuno finché tale riforma non è passata anche al Senato, a frittata fatta. Certo neanche l'opposizione non se ne deve essere indignata al punto da legarsi ai banchi e darsi fuoco per allertarci che si stava ammazzando la Repubblica. Forse qualcuno dei suoi leader pensa che un esecutivo onnipotente può sempre far comodo. In alternanza.
Scusi, vien da dire, può informarmi da che parte è uscita la democrazia? Veramente non ci ho fatto caso, dovevo badare alla salute del papa, a quella del principe Ranieri, alla povera Terri Schiavo, al digiuno della Mussolini, ai dilemmi di Bonolis e, secondariamente, agli spagnoli che ci vogliono mangiare due banche. Il resto agli italiani non interessa.
Fonte: www.ilmanifesto.it

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Caro Clark,
noto con piacere che anche tu sei un estimatore del Manifesto.
Con questo appunto non voglio significare niente sul piano partitico, anzi, ritengo che paradossalmente -sebbene sia un quotidiano apertamente schierato- esaudisca più di altri il bisogno di informazione indipendente dalla confessione politica. Semplicemente, dà voce a notizie che contano ma che su altri giornali non compaiono neanche. Cioè, per riallacciarmi al pezzo della Rossanda, riportano la barra del timone dell'attenzione dalla parte giusta.
Bene, continua sempre così!

giovedì, maggio 12, 2005  

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