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martedì, marzo 22, 2005

DEMOCRAZIA A BASSA INTENSITA'

Riprendiamo un articolo di Joaquín Estefanía apparso su El País e riproposto sul numero 540 di Internazionale, in edicola questa settimana, nel quale si legge: “le democrazie sembrano perdere ogni giorno vitalità; in linea generale i cittadini preferiscono il sistema democratico, ma non lo ritengono capace di migliorare le loro condizioni di vita; la fiducia di cui godono i partiti politici è ai minimi storici; i cittadini hanno delle aspettative nei confronti dello stato, ma allo stesso tempo lo guardano con diffidenza; in alcuni casi, la spinta democratica che aveva segnato l’ultima parte del novecento si è notevolmente indebolita”.In sostanza, scrive Estefanía, “non si è passati dallo stadio della democrazia elettorale (il voto) alla democrazia della cittadinanza (la partecipazione). Una democrazia compiuta deve rivendicare la politica come lo strumento più adatto per risolvere i problemi, senza affidarsi ai free-riders che per risolvere le questioni sociali propongono soluzioni opportunistiche di corto respiro, che a lungo andare aumentano l’incertezza e l’inquietudine sociale”.
Il giornalista spagnolo scrive queste cose a proposito della presentazione del rapporto del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo dal titolo La democrazia in America Latina, verso una democrazia dei cittadini.A queste valutazioni, che non si sarebbe faticato a credere invece espresse in merito a paesi con esperienze di democrazia di più lungo corso come quelli europei, aggiungiamo le parole di Franco Bifo Berardi a proposito della sua replica alla proposta di discussione lanciata qualche settimana fa su Quinto Stato insieme a Carlo Formenti: “La cognitivizzazione del processo lavorativo, poi, rende particolarmente evidente l’inutilità della rappresentanza. Ogni trasformazione del processo di lavoro cognitivo è immediatamente trasformazione della relazione sociale, e della stessa materia che circola nella società. Ma il vuoto di rappresentanza che un tempo si determinava in forma di autonomia oggi si manifesta come pura e semplice impotenza. Soprattutto di impotenza immaginativa”.
Le parole di Estefanía e quelle di Bifo sembrano non lasciare scampo e aprono una finestra su uno scenario che ci risulta inaspettato, eppure quotidianamente percepito.Parole che impongono una riflessione profonda e chiedono risposte inequivocabili: è davvero così in crisi la democrazia? Ha fatto il suo corso e ha esaurito tutte la sue risorse l’istituto delle rappresentanza? E, se è così, quale sarà la strada da seguire, quale lo strumento per dare risposte alle istanze dei cittadini? Si andrà verso un sistema strutturato di lobbies istituzionalizzate?
28 MAGGIO 2004(da www.politicaonline.it)

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

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lunedì, marzo 28, 2005  

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